Non so giudicare quanto vera
sia questa storia
cantata al passo sghembo
della mia memoria:
storia di me a tre anni che cado
nel canale dietro all’orto
e son salvato dal mio cane
dall’esser morto.
E nel ricordo vive solo l’immagine
di un’intrico verde di alghe,
il verde dell’acqua negli occhi per me:
un’immagine di solitudine.
Così ecco il mio cane mi salva
quasi annegato
ed io ritorno a casa sporco
e infradiciato.
Lì c’è mia madre al tavolo
con la ragazza mora
cui dà ripetizioni
di italiano
ecco che accorre per stringermi a sé
stupita del mio stupore,
le dico guardandola senza piangere
«sono finito in canale».