Abbiamo io e te folleggiato qua e là,
Ma è tempo di andar con più tranquillità,
Si veste ogni nuova avventura
Di non attendibilità
E più di una brutta figura
La fuga ti risparmierà.
Non hai più, non hai più
La prestanza del tempo che fu,
Non ti resta una volta di più
Che sperare...
Non hai più, non hai più
La superbia tua prima virtù
E, mancando l'ardore che fu,
Ah, che vuoi fare?
Non hai vitalità,
Sei più triste che mai,
E non c'è sazietà
In quel poco che dai,
Se ne è andata l'età
Delle tua facoltà senza pari.
Non hai più, non hai più,
Puoi sognare se vuoi pure tu,
I ricordi potrai tutt'al più
Raccontare.
Non hai più, non hai più
Tante arie da mettere sù,
Vieni amico, contemplati
In uno specchio.
Non hai più, non hai più
Il tuo corpo da "attenta-virtù"
E gli sguardi non fremono più
Da parecchio.
Sei quel frutto che ormai
Non si raccoglierà,
Perché spremerlo ormai
Per quel poco che dà,
Ma riposati và
E poi campa da povero vecchio.
Non hai più, non hai più
I delitti di lesa virtù,
Buonanotte all'ardore che fu
... Ed al secchio!
Non hai più, non hai più,
Ma sta' calmo, ragionaci sù,
Oramai non attaccano più
Le promesse.
Non hai più, non hai più
Che da essere papà tutt'al più,
Queste cose, non ciò che vuoi tu
Sono ammesse.
Sulla fronte che hai,
Più spaziosa che mai,
Spunteranno le insegne di regalità
Che purtropo però solo ai cervi
Natura concesse.
Non hai più, non hai più
Che i discorsi del tempo che fu,
Stringi femmine come vuoi tu, trepidanti,
Ma ne devi pagar le virtù
In contanti.
À la page des textes de Charles Aznavour
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